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La vicenda delle scommesse calcistiche che ha recentemente visto protagonisti alcuni giovani calciatori del massimo campionato di calcio, ha riportato in primo piano sui mass media la problematica della dipendenza da gioco d’azzardo. Tale evento, se da una parte sorprende e turba il mondo del calcio, dall’altra rileva il rapporto fra il gioco d’azzardo e la salute delle persone.

La dipendenza da gioco d’azzardo è una patologia riconosciuta dai principali manuali diagnostici internazionali, di cui vengono messe in evidenza caratteristiche cliniche sovrapponibili a quelle delle dipendenze da sostanze stupefacenti e alcool. Ci troviamo di fronte, quindi, non ad un vizio, ad una debolezza di volontà, ma ad una vera e propria malattia con modifiche dei circuiti neuronali, tale da portare il giocatore a comportamenti rischiosi, trascurandone le conseguenze. I pensieri disfunzionali e le distorsioni cognitive del giocatore esprimono in effetti un progressivo indebolimento delle aree corticali frontali del cervello (quelle che regolano le capacità decisionali e di ragionamento) e a una predominanza delle regioni più profonde appartenenti al circuito del piacere.

La storia dei giovani calciatori che effettuano scommesse ha colpito molte persone, convinte che alla base del gioco d’azzardo ci sia abitualmente la ricerca di vincite di denaro. In realtà, quando si ha un problema di gioco d’azzardo, più soldi si hanno, più si gioca e più si rischia di indebitarsi.

I fattori di rischio di sviluppo del gioco d’azzardo patologico vanno oltre le condizioni economiche e sociali della persona. La giovane età può rappresentare una fase di particolare vulnerabilità per le caratteristiche dello sviluppo cerebrale che, associate ad aspetti di personalità quali impulsività, ricerca di sensazioni emotive forti, scarsa tolleranza della noia o situazioni di solitudine, vuoto affettivo, incertezza per il futuro, possono favorire l’inizio e il mantenimento del gioco d’azzardo.

Il gioco delle scommesse sportive presenta un fattore di rischio aggiuntivo legato alla percezione, illusoria, di potere controllare il risultato, attraverso l’analisi delle statistiche, i pronostici e sistemi matematici, quindi con la propria abilità e competenza. Ma la vicenda dei giovani calciatori scommettitori mostra che, anche nelle scommesse sportive, l’imprevedibilità del risultato prevale su qualsiasi previsione e competenza tecnica

Perdere tutto "non è un bel gioco".

Dipartimento delle dipendenze - ASL Città di Torino

 

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