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Perdere tutto non è un bel gioco

Gioco d’azzardo, un rischio che richiede poco impegno ma può distruggere una vita

Bastano 2 euro per tentare la fortuna. Con un biglietto WinForLife si possono vincere fino a 3.000 euro al mese per vent’anni della nostra vita. Allettante! Peccato che le possibilità di vincere siano una su miliardi di biglietti venduti mentre noi mandiamo in fumo i nostri soldi, rischiando di venir fagocitati nella perversa spirale dell’ossessione del gioco.

Questo l’incipit dell’incontro “Perdere tutto non è un bel gioco” organizzato, nell’ambito della campagna di sensibilizzazione contro il gioco d’azzardo della Regione Piemonte, tenuto nel mese di luglio nella biblioteca di Trinità.

Sono intervenute Ivana Conterno medico del Serd (Servizio delle dipendenze patologiche) dell’Asl Cn1 e Manuela Ferrero educatrice che da dieci anni lavora nella prevenzione da dipendenze nell’Asl Cn1 e Cn2.

La pericolosità di questi giochi, mordi e fuggi, come per le Slot machine o Vlt (acronimo di Video lottery terminal approdato nelle sale da gioco live e online negli ultimi anni) sta nella velocità, nella semplicità e nella facilità di reperirli (tabaccherie, autogrill, sale gioco diffuse sul territorio, siti online…).

“Non richiedono nessun impegno, né particolari competenze - spiega Ferrero -. E in questo sta la loro pericolosità. Chiunque può giocare. Compri il biglietto o metti i soldi nella macchinetta o peggio ancora prendi il cellulare in mano e nemmeno ti accorgi che in pochi minuti ti vanno via tanti soldi. Una volta era diverso. Anche solo giocare una schedina richiedeva tempo e spesso si faceva in condivisione, così per andare al casinò ti dovevi organizzare e spesso prevedevi un piccolo budget oltre cui non andare.

Oggi le sale da gioco sono ovunque. Quando si varca quella soglia entri in una bolla: vetri oscurati, nessun orologio, luci e suoni ipnotizzanti”.

La Legge regionale 19 del 2021 ha allentato (peggiorandoli!) alcuni vincoli che erano imposti dalla Legge regionale 9 del 2016 riducendo da 500 a 400 metri la distanza degli apparecchi da gioco ai luoghi sensibili (scuole, chiese, ospedali) e togliendo il vincolo del rispetto dalle scuole materne, elementari e medie. In merito agli orari non sono imposti ma prevedono delle indicazioni di chiusura dalle 13 alle 15 e dalle 24 alle 8 di mattina. Resta il divieto di oscurare le vetrate e dal ministero della Salute il divieto di vendere bevande alcoliche e di fumare.

“Dalle mie ispezioni - dice Ferrero - nelle sale giochi della provincia però trovo sempre l’angolo bar e la sala fumatori”.

Inoltre spesso mancano gli orologi e luci e suoni non sono controllati. L’allentamento delle maglie è stato giustificato dall’Amministrazione Cirio e dalla maggioranza di centro-destra per non penalizzare un settore economico rilevante che avrebbe potuto aprire uno spazio al mercato illegale.

“Peccato che il mercato illegale è entrato in quello legale come dimostrano le diverse operazioni dove si sono scoperti giri enormi di denaro ‘sporco’ (vedi i Bingo). Quindi non fermi l’illegalità e dai sempre più spazio alla dipendenza”. Inoltre la legge europea impone un limite nella velocità di gioco nelle slot, limite che l’Italia non ha incluso nella normativa. “E la velocità - sottolinea Ivana Conterno - è un indice molto importante che fa la differenza nelle patologie da gioco d’azzardo”.

Alcuni numeri

Da un report di Cnr e Regione Piemonte raccolto da Gambling adult population survey (Gaps) nel 2021 in Piemonte 3 cittadini su 10 (il 29% dei piemontesi), una quota equivalente a circa 1 milione e 300mila individui hanno giocato almeno una volta in denaro negli ultimi anni spendendo complessivamente 6,8 miliardi di euro.

Il dato comprende la raccolta del gioco su rete fisica (bar, tabacchi, ricevitorie, sale scommesse, casinò, sale bingo, sale giochi, per un totale di 11.827 punti di vendita di giochi pubblici), che è stata di 2,7 miliardi di euro, e la raccolta del gioco su rete telematica (online, per la maggior parte nella propria abitazione), che ha raggiunto i 4,1 miliardi.

Vuol dire che, in media, ogni residente in Piemonte ha giocato 1.602 euro nel 2021 (4.500 euro se riferiti ai soli giocatori e di quasi 1.500 pro-capite), di cui 644 con riferimento alla sola rete fisica, mentre su via telematica ha speso 958 euro.

L’importo complessivo delle perdite è stato di oltre 1 miliardo di euro l’anno, più di 750 euro per ogni giocatore e poco meno di 250 euro per abitante. Nel contempo è aumentato in modo rilevante il contributo del gioco online che costituisce il 62% delle puntate e il 25% delle perdite totali corrispondenti a circa 3.000 euro spesi da ogni giocatore.

Numeri che iniziavano a subire una flessione in seguito alla Legge regionale del 2016, ma che in seguito alle aperture concesse nel 2021 dall’Amministrazione Cirio potrebbero, invece, far registrare un’inversione di tendenza.

La Regione per sensibilizzare i cittadini ha avviato una campagna di contrasto al gioco d’azzardo patologico che prevede incontri (come quello di Trinità), distribuzione di materiale informativo, un numero verde (800 333 444 o 011.5666888) e un sito di informazione sul gioco d’azzardo e sui servizi di cura del Piemonte www.noneunbelgioco.it

Le conseguenze del gioco d’azzardo

L’uomo gioca per vari motivi: per vincere la noia, per cercare lo svago, per scaricare la tensione e a volte anche per evadere dalla realtà, senza perdere realmente i contatti con essa. Ma quando si supera questa soglia si entra in una zona di rischio.

“Ci sono una serie di indicatori - spiega Conterno - che ci segnalano se abbiamo superato questa soglia, come succede per l’alcol e le droghe. Il gioco quando è patologico ha un impatto sul nostro cervello ma la cura, a differenza di altre dipendenze, è più difficile perché non esiste un antidoto”.

Giocare d’azzardo comporta: che sia messa in palio una posta (denaro - oggetti di valore); la posta, una volta scommessa, non può essere ritirata; il risultato del gioco si basa sul caso, cioè non è prevedibile né influenzabile da dati o abilità personali.

“Il giocatore patologico - continua Conterno - prova una brama irrefrenabile di giocare, tecnicamente definita ‘craving’, un desiderio compulsivo di giocare che governa la vita del giocatore incidendo sull’umore, sulla salute fisica, compromettendo le relazioni, la concentrazione nello studio o lavoro e non per ultimo intaccando le risorse economiche fino a indurre il giocatore a cadere nella rete degli strozzini”.

Non è facile né fermarsi, né tornare indietro.

“Il giocatore spesso inizia a giocare in seguito a una vincita facile e reagisce alle innumerevoli perdite successive con un ‘pensiero magico’: se ho vinto una volta rivincerò in futuro”.

Siamo di fronte a uno scarso senso critico, il demone della fortuna è il motore che mantiene schiavi del gioco. Ma anche la ritualità, l’adrenalina che sale e l’euforia dell’attimo di attesa.

Il Serd è la risposta al problema - conclude Conterno -. Un servizio gratuito che offre una pronta accoglienza, anche di sostegno alla famiglia quando il paziente rifiuta di presentarsi, opera nel rispetto della privacy. Ad esso ci si può rivolgere senza richiesta medica. La durata del percorso varia in base alla complessità clinica presentata e all’elevato rischio di ricaduta, trattandosi di una dipendenza, quindi di una malattia”.

Il Serd più vicino opera a Savigliano, per un appuntamento contattare il numero 0172.240612/13.

 

Link articolo https://www.lafedelta.it/2023/08/03/perdere-tutto-non-e-un-bel-gioco/

 

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